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Olivier Collin da ormai vent’anni produce regolarmente i migliori Champagne Parcellari di tutta la denominazione. La cosa sensazionale è che li produce da vigne in zone assai poco conosciute e spesso dimenticate nei tour dello Champagne.
Nessuno avrebbe scommesso che un giovane laureato in Giurisprudenza e con vigne in zone remote, dopo poche vendemmie, arrivasse a produrre alcuni dei più acclamati champagne in circolazione.
Ma andiamo per ordine…

La famiglia Collin si occupa di viticoltura da centinaia di anni. I primi documenti attestanti la dedizione della famiglia alla coltivazione della vite, risalgono ai primi dell’Ottocento e parlando di epoca decisamente più recente, il padre di Olivier nei primi anni settanta del secolo scorso fu tra i soci fondatori dell’associazione Special Club che esiste tutt’ora. Precisamente nel 1971 Ulysse Collin sentì la necessità di coinvolgere altri Vigneron nell’obiettivo comune di promuovere la migliore espressione del terroir. Attualmente questa esclusiva associazione consta di circa 30 soci e ha come prerogativa la coltivazione di uve proprie. Sulle bottiglie (di formato uguale per tutte le Maison che aderiscono) viene apposta l’etichetta di ciascuna Maison. Il millesimo “Special Club” viene prodotto soltanto in annate eccezionali e sempre a seguito di attenta valutazione del Club che dà il permesso al Vigneron di imbottigliarlo nella speciale bottiglia dedicata.

Nei primi anni 90 Olivier si appassionò al vino e cominciò a pensare di produrre il suo champagne autonomamente. I genitori però avevano un contratto con Pommery a cui davano in affitto tutti i terreni. Recedere da un contratto con una Maison Negociant non è cosa semplice da fare quindi Olivier sfruttò questo ostacolo per dedicarsi allo studio dell’enologia, ma il suo chiodo fisso era quello di “rompere” il contratto con Pommery: la sua laurea in Giurisprudenza gli venne incontro e riuscì nel suo intento.
Nel 2001 arrivò l’incontro con un personaggio che gli cambierà la vita: Anselme Selosse, considerato già vent’anni fa il pioniere degli Champagne artigianali e parcellari.
Oliver si recò presso la Maison Selosse per svolgere uno stage. Qui, incominciò a prendere dimestichezza con l’uso della barrique per la prima fermentazione (pratica abbandonata da tempo) e approcciò per la prima volta l’agricoltura naturale.
Affascinato da questa esperienza, una volta rientrato in possesso delle vigne di famiglia, mise in pratica le conoscenze acquisite. Con pochi ettari distribuiti tra la Cote Sezannais e la Coteaux du Petit Morin, partendo da zero e senza nessun vino di riserva, cominciò a sistemare i vigneti e ad applicare l’agricoltura naturale portando avanti anche alcune idee che si rivelarono in controtendenza con il suo mentore Selosse. Infatti, anche se consentito dalla viticoltura Biodinamica insegnatagli, fu contrario all’uso del rame in vigna ritenendo che un metallo pesante potesse rimanere nel terreno ed essere trasferito anche nelle falde acquifere. Decise così di cominciare sperimentazioni con prodotti di sintesi biodegradabili che potessero sostituire il rame. Ovviamente queste scelte fecero “storcere il naso” ai puristi del Biodinamico. Olivier però non si perse d’animo ed andò avanti spedito per la sua strada. Non perse lo slancio neanche nel 2003, quando una gelata distrusse la sua prima vendemmia. Dalla raccolta 2004 cominciò finalmente la produzione dei suoi Champagne parcellari. Ogni vigna produceva un solo Champagne ed è ancora così.
Le sue prime annate sono contraddistinte da vini muscolosi e in stile un po’ ossidativo, tipico anche di Selosse in quegli anni. Con il passare del tempo, gli Champagne di Collin hanno raggiunto uno stile ed un carattere unico guadagnando in raffinatezza e piacevolezza. È una Maison che mi entusiasma e posso affermare che il livello raggiunto attualmente da questo Champagne, sia quello di un vino che ha sempre qualcosa da raccontare e sempre meno da dimostrare.

Les Maillons Blanc de Noirs V18
Benchè la zona in cui dimora questa vigna sia più vocata storicamente per la produzione di Blanc de Blancs, Olivier si trovò tra le mani una vigna di famiglia impiantata a Pinot Noir con viti molto vecchie, talvolta più di 50 anni. Decise così di sfruttare a suo favore questa anomalia e vinificò il suo primo Blanc de Noirs. Ancora oggi l’unico Blanc de Noir che produce Collin, arriva dalle uve di questa vigna.
I risultati furono da subito incredibili. Diventò in pochi anni uno Champagne di culto ed una pietra miliare per tutti gli amanti del Pinot Nero.
Les Maillons nel corso degli anni ha modificato la sua permanenza sui lieviti che è passata da 24 a 36 mesi.
Purtroppo, o per fortuna (visto il risultato) avendo una minima quantità di Vini Di Riserva, non può essere qualificato come uno Champagne millesimato. Collin però, volendo evidenziare l’annata di vendemmia, indica con una sigla in etichetta (ad esempio V18) l’annata corrispondente alla vendemmia affiancando alla “V” le ultime due cifre del millesimo, nel nostro esempio si tratta del 2018 anche se non è dichiarato apertamente.
Oltre a far sì che il suo prodotto non venga sminuito sul mercato, in questo modo offre un aiuto agli acquirenti che possono così, capire meglio le differenze tra le bottiglie con i vari codici ma, cosa più importante, possono determinare esattamente da quanto tempo sono state messe in commercio.
Tutti gli champagne Ulysse Collin, ed in particolare il suo BdNoir sono diventati negli anni sempre più definiti, precisi e “leggeri” ed hanno conquistato un pubblico sempre più ampio e la produzione minima non può soddisfare tutte le richieste.
Ora i suoi vini sono praticamente introvabili e spesso oggetto di speculazioni importanti con trattative personalizzate che puntano da una parte, ad avere a tutti costi il prodotto, e dall’altra ad ottenere il valore massimo da chi è disposto a pagare.
Credo di poter sostenere che Collin possa essere considerato insieme al suo maestro Selosse (anche se a dire il vero in questo caso, penso che l’allievo abbia superato il maestro) uno dei massimi esponenti della nascita degli Champagne Parcellari in stile Borgognone. Fanno parte di questa categoria anche Jerome Prevost, Cedric Bouchard ed Egly Ouriet. A loro va dato anche il merito, così come ad Henri Giraud, di avere reintrodotto la barrique nella prima fermentazione, caduta in disuso negli anni 90 del secolo scorso ed oggi invece quanto mai attuale.

Il consiglio di Wine Wins
Noi crediamo fermamente nello Champagne come asset di investimento e siamo anche convinti che produttori come Ulysse Collin, debbano fare parte di un buon portafoglio di investimento. Collin ha tutte le carte in regola: produzione limitatissima, grande possibilità di invecchiamento, oggetto d’interesse da parte di tutti i collezionisti e non ultimo, ha ancora un prezzo accessibile. Per chiudere questa nostra presentazione, metto in risalto il fatto che Collin sia stato l’unico produttore di Champagne ad aver ricevuto la valutazione per ben due volte di 100/100 sulla rivista Wine Advocate con due vini diversi in soli 20 anni. Credo non ci sia molto altro da aggiungere se non consigliarvi di approfittare di questa rara occasione.

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