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Partiamo da un concetto semplice: nessun mercato può crescere per sempre. Questa affermazione è la base di ogni considerazione economico-finanziaria.

Un mercato “sano” e non una mera speculazione che mira a creare “bolle” di mercato, ha inevitabilmente alti e bassi. Non a caso, qualsiasi consulente finanziario vi consiglierà un universo temporale medio-lungo e una buona diversificazione del portafoglio di investimento.

Questa premessa è obbligatoria per analizzare il mercato del vino in questo preciso momento: una sorta di “fotografia” che ci permetta di capire perché ora sia il momento migliore negli ultimi anni per entrare in questo Mercato.

È buona norma, cominciare un determinato investimento nel momento in cui il mercato è più basso, al fine di entrare con le migliori opzioni di acquisto. È facile comprendere che se in un determinato momento il prezzo dell’oro dovesse diminuire di 5 punti percentuali e questo fosse il suo massimo calo negli ultimi anni, l’investitore dovrebbe approfittare del calo di prezzo del prezioso metallo e aggiungere questo asset al suo portafoglio di investimento.

Tornando al vino, per la prima volta dopo sette anni di aumenti consecutivi, c’è stata una flessione in tutti gli indici di Liv-Ex. Analizzando le quotazioni internazionali dei vini di tutto il Mondo (e lo fa da più di vent’anni!) Liv-Ex ha messo in luce questa nuova condizione, creando grandi opportunità per chi volesse entrare ora sul mercato sfruttando prezzi molto vantaggiosi. È doveroso ricordarvi che l’investimento in vino, nonostante la flessione, rimane ampiamente in “terreno positivo” se analizzato nel medio-lungo termine.

Per spiegare meglio che cosa è successo nel mercato del vino negli ultimi anni, vi proponiamo di seguito una interessante analisi della rivista “I Numeri del Vino” in cui si analizzano i dati del vino insieme ad altri Passion Asset, in relazione al mercato finanziario ma anche all’inflazione. L’intento è di capire meglio i comportamenti di ciascuno di questi mercati e confrontarli con l’inflazione, dato quest’ultimo, da tenere in grande considerazione soprattutto negli ultimi anni.

“Oggi proviamo ad analizzare che cosa è successo negli ultimi anni al valore di questi vini usando i dati Liv-Ex che dal 2013 forniscono anche degli indici diversificati per area geografica. Per renderli “digeribili” li abbiamo convertiti in euro, essendo basati su prezzi in sterline. In questo modo possiamo anche calcolare l’andamento dei vini italiani, che ci riguardano più da vicino. Oltre all’analisi del (lusinghiero) rendimento di questo investimento, ci spingeremo un passo più in là, cercando di confrontare questo investimento con altri come la borsa italiana (indice FTSE MIB), la borsa americana (indice S&P500), ma anche il semplice tasso di inflazione oppure l’investimento in oro.

Lo facciamo nel modo più equo possibile: beni come l’oro o, nel nostro caso, i vini non offrono un rendimento a differenza di quanto succede per i titoli azionari. Abbiamo dunque tenuto conto di questa caratteristica aggiungendo al valore degli indici borsistici il dividendo (reinvestendolo) percepito dagli investitori.

Bene, fatte queste premesse passiamo ai dati e cerchiamo di rispondere a qualche domanda. Prima e più importante: avendo investito 100 euro nel 2013 quanto sarebbe il valore di questi investimenti? Come vedete dal primo grafico, l’investimento in vino è diventato 175-180 euro (per un rendimento annuo del 6.5-7%), quello in oro quasi 200 (quasi 8%), quello nella borsa italiana 160 euro (meno del 6%) e quello nella borsa americana oltre 240 (10% annuo). Quindi la risposta è che in questo periodo di tempo il vino ha avuto un buon rendimento ma non necessariamente superiore a quello di altri investimenti più “convenzionali”.

Ci sono due “ma” se si approfondiscono i risultati.

Il primo è relativo alla “volatilità” dell’investimento. Ovvero, a quanto nell’arco di questi 9 anni che prendiamo in considerazione il valore di questi investimenti oscilla. Voi chiederete? Ma come mai è importante? Beh, e se fosse necessario rientrare dall’investimento in un periodo di tempo più breve? Se quando decido di disinvestire sono in un momento “basso” del valore? Se dunque mettiamo di fianco al rendimento l’oscillazione, scopriamo che questi investimenti alternative sembrano avere un andamento meno volatile. Il rendimento del 6.5% del vino italiano nei 9 anni ha subito un’oscillazione media del 6%, come dire che mediamente non è stato negativo (effettivamente non lo è mai stato) e non ha superato il 12% (6%+6%, in realtà nel 2021 lo ha fatto). Invece investendo nelle azioni americane in questi 9 anni il rendimento del 10% ha oscillato su e giù mediamente del 16%. In due dei 9 anni (tra cui il 2022) l’indice ha subito un calo. Quindi, in conclusione, il valore dei vini sembra essere meno volatile e dunque “meno rischioso” di quello delle attività finanziarie pure.
Vi ricordiamo anche, che i guadagni dati dall’investimento in vino, non sono soggetti al pagamento del Capital Gain.

Il secondo “ma” è relativo alla bontà di accoppiare l’investimento in vino con quello in azioni, per esempio, applicando il concetto della diversificazione. La diversificazione nell’ambito finanziario serve per ottenere un rendimento più costante mettendo insieme investimenti il cui andamento non sia legato. Ora, in questo caso non si può dire che l’indice dei vini sia completamente slegato dall’andamento delle borse. Ovviamente risponde a stimoli differenti ma come tutti gli investimenti è comunque influenzato dalla disponibilità di investitori interessati a investire e dunque gli anni migliori delle borse sono di solito anche gli anni migliori per l’investimento in vino, e viceversa”.

Altre considerazioni sul vino da investimento: analisi, previsioni e conclusioni
L’autorevole società Britannica Wine Cap, specializzata nella consulenza sugli investimenti in vino, ha recentemente pubblicato un interessante report in cui analizza i risultati di un questionario posto ai consulenti finanziari indipendenti inglesi. Da questo sondaggio, è emerso che l’investimento in vino è stato eletto come Asset con la maggiore crescita prevista: ne è convinto il 96% degli intervistati (Orologi 86%, Borse di Lusso 80%, Arte 68% e auto d’epoca 60%) quindi, il fascino di questo investimento va ben oltre la comunità degli eno-appassionati ma abbraccia una platea molto ampia, tanto che il 40% dei clienti dei consulenti intervistati ha destinato almeno il 10% del proprio portafoglio all’asset Enoico.

Un altro dato molto interessante emerso dal sondaggio è quello relativo ai motivi che hanno spinto gli investitori ad approcciarsi al vino da investimento che ha fatto emergere come la Sostenibilità ambientale sia, insieme a: ottime performance di prezzo, efficienza fiscale (no capital Gain), stabilità e bassa correlazione ai mercati azionari sia una delle qualità più importanti di questo Asset.

Effettivamente l’investimento in vino, se svolto in modo professionale, ha molteplici lati positivi in fatto di immissioni di CO2. Ad esempio, noi di Wine Wins Invest, diamo molta rilevanza all’aspetto ambientale seguendo alcune semplicissime regole: il vino acquistato dal produttore, non sostiene mai lunghi viaggi ma verrà stoccato in uno dei nostri 5 magazzini ubicati in prossimità delle aree vinicole ove ci riforniamo. Quindi per fare un esempio, il vino italiano sarà stoccato a Vigasio (VR) il vino di Bordeaux a Bordeaux presso Dartess nostro partner logistico in Francia, il vino di Borgogna presso Vinlok a Beaune, capitale commerciale della regione e così via. In questo modo, riduciamo drasticamente l’impatto dei trasporti. Inoltre, il nostro vino, destinato a lunghe permanenze nei magazzini fiscali, non renderà necessario il riciclo veloce del Vetro, prima fonte di inquinamento in tutta la filiera di produzione del vino.

Proseguendo la nostra analisi, non possiamo non parlare delle prospettive di sviluppo che questo Asset, relativamente giovane, dovrà affrontare.
Le previsioni sono incoraggianti per molti motivi: la qualità dei vini è in costante aumento, il mercato è in continua espansione e cioè gli investitori hanno oggi molte più referenze su cui puntare, la tecnologia ha democratizzato questo tipo di investimento, prima destinato ad una nicchia di esperti e, non ultimo, la concorrenza di nuove società di investimento in vino ha portato, come sempre, ad una migliore fruizione dei servizi.

In conclusione, possiamo dire con assoluta certezza che mai come ora, l’investimento in vino stia vivendo un momento molto favorevole per chi dovesse decidere di dedicare parte del proprio portafoglio ai vini.
L’ingresso nel mercato dovrebbe essere fatto prima della fine dell’estate che storicamente è un periodo di “stanchezza” ma che ogni anno anticipa l’euforia, la frenesia e l’inevitabile aumento dei prezzi del periodo invernale e Natalizio.
Speriamo che questa breve analisi vi possa essere utile e vi abbia incuriosito. Wine Wins Invest rimarrà a vostra completa disposizione anche durante il mese di agosto e saremo lieti di fornirvi ulteriori informazioni e rispondere alle vostre domande che potrete porci tramite e-mail o telefono.

Buona estate da parte di tutto lo staff di Wine Wins

 

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