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Seguendo l’esempio di uno dei gruppi più grandi del lusso LVMH, anche il Gruppo Artemis di F. Pinault, nel Febbraio di quest’anno, ha acquisito una quota di minoranza in Champagne, investendo su Jacquesson. Questo interesse da parte delle multinazionali si traduce in un chiaro segno di buona salute e di potenzialità di questa affascinante regione. Ovviamente l’impennata che i prezzi dello Champagne ha ormai preso, facendo registrare nel 2019 l’aumento di prezzo più alto rispetto a tutte le altre regioni, non è destinata a diminuire anzi, l’investimento di Artemis potrà solo riposizionare il prodotto acquisito in una fascia più alta di prezzo. Attualmente uno champagne appartenente alle poche maison di spicco, costa in media, quasi come un vino di Bordeaux.
Se dieci anni fa lo Champagne rappresentava il 2% sul mercato secondario, oggi rappresenta il 12,4% (in Italia l’11,9%, quindi non molto distante) ed è diventata la terza regione per numero di scambi; negli ultimi quattro anni è cresciuto del 52,3% e negli ultimi due invece, del 72,7%. Un incremento di prezzo decisamente entusiasmante se si pensa che il mercato azionario ha subito un indebolimento di valore dei titoli finanziari mentre il mercato del lusso con una crescita costante, ne ha giovato, fornendo all’investitore un’arma segreta stabile per la diversificazione del portafoglio di investimento: il Gruppo Louis Vuitton Moet Hennessy con il Moet & Chandon, Dom Pèrignon, Veuve Clicquot, Krug, Ruinart e Mercier, ha dichiarato nei primi sei mesi di quest’anno una crescita del 28% dei ricavi.

Come più volte abbiamo sottolineato, l’indice Champagne 50 ha sovraperformato altri asset come il FTSE 100 (24,9%) e l’S&P500 (16,3%). I beni di lusso in genere ed i fine wine in particolare, si sono comportati brillantemente perché sono stati capaci di mantenere una crescita costante del prezzo senza far diminuire la richiesta. Infatti a Luglio di quest’anno ad ogni proposta di vendita ha corrisposto più di una richiesta e mezzo d’acquisto: sintomo di forte domanda sul mercato.

Insomma, gli investitori hanno riposto la loro fiducia nel mercato dello Champagne e quelli più determinati sono stati, da inizio anno, quelli britannici che detengono il 40,3% del totale degli scambi. Anche il mercato americano, dopo l’esenzione dei dazi (2021) sull’importazione del vino europeo, da parte dell’amministrazione Biden, ritorna ad essere un importante motore di scambi per il vino e in particolare per lo Champagne che si guadagna la quota di mercato del 39.1%. Il mercato Asiatico invece, continua a non dare soddisfazione allo Champagne (7,4% del tot. scambi del vino) e conferma la sua storica preferenza nei confronti dei rossi (81,1% degli scambi), in particolare su Bordeaux e negli ultimi anni anche sulla Borgogna.
Prendendo ancora in esame gli ultimi due anni, seguiamo l’incremento di prezzo che gli Champagne hanno avuto, per capire quali siano i record da loro raggiunti sul mercato.
Il prezzo medio a bottiglia è aumentato del 76,7%. Attualmente è di 636 euro (nel 2019 era di 360 euro), ma il prezzo di alcuni Champagne in particolare è aumentato di oltre il 140%.
Salon Le Mesnil che fa parte del gruppo Laurent Perrier, ha avuto un aumentato di prezzo del 142% per il vintage 2006, 140% per il vintage 2007 e 113,7% per il 2004) ed è il terzo Champagne più scambiato per valore nell’ultimo anno. Nel Vintage 2002 è quello che ha avuto il maggiore incremento, negli ultimi 7 anni, rispetto al prezzo di rilascio, il 392,9%. Prodotto in 60.000 bottiglie, il Salon 2002 ha meritato il punteggio di 19,5/20 da parte di J.Robinson.
Tattinger Comtes De Champagne ha avuto un incremento medio del 94,3% e il 120,1% per il vintage 2008
Louis Roederer Cristal ha mediamente performato dell’84,6% con la notevole percentuale di crescita (109,8%) del Cristal 2008 e con l’88,8% del Cristal Rose 2008.
Il Krug ha aumentato il suo valore medio dell’84,1%, il suo brut vintage 2002 del 99,6% e quello 2000 dell’84,2%.
Il prezzo medio del Dom Pérignon è invece incrementato del 67,7% con il 95,6% per il vintage 2008.
Anche Belle Epoque di Perrier Jouet ha accresciuto il suo valore del 50,6%.
Philipponnat Clos De Goisses, il primo Champagne ad essere stato offerto nel 2021 alla Place de Bordeaux nel Vintage 2012, ha incrementato del 36,7%, ma il record di valore di scambio lo detiene il Dom Perignon P3 1990 che ha toccato la vetta di euro 4.657,00 a bottiglia, mentre quello per la quantità di scambi è del Cristal 2008 che quest’anno è risultato essere il più acquistato fra gli Champagne, il più venduto nella totalità dei vini pregiati e il più scambiato nei grandi formati: record assoluto! Inoltre ha ricevuto il punteggio di 100/100 da James Suckling e 99/100 da Galloni che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la straordinarietà di questo vino.
L’attenzione per lo Champagne si è quindi intensificata e man mano che il mercato matura, si espande verso l’esterno per incorporare nomi meno altisonanti ed altri stili; gli acquirenti hanno bisogno di trovare soddisfazione in un’offerta più ampia. Dall’inizio dell’anno sono stati scambiati 579 diversi Champagne, ma il numero è destinato ancora a salire. Già cresciuto di 7 volte nell’ultimo decennio, questo ampliamento è la dimostrazione che gli investitori sono diventati più avventurosi contribuendo all’inserimento di piccole Maison che incentrano la loro identità sul vigneron come ad esempio Selosse, Egly-Ouriet, U.Collin.
Certo puntare su un’annata giudicata da tutti gli esperti come “spettacolare” non fa correre troppi rischi anche al trader meno esperto, ma spesso il margine d’intervento speculativo, si dilata in quelle annate giudicate “medie“ proprio per il prezzo più basso al momento del rilascio.
Ma chiariamo meglio… Le annate vengono classificate in base all’andamento climatico in quel determinato terroir e gli esperti fanno una previsione sull’andamento del raccolto. Si crea così un’aspettativa che influenza anticipatamente il mercato e la richiesta per le annate ampiamente acclamate aumenta, come è successo per la 1996, la 2002, la 2008. Il prossimo rilascio in linea con la singolarità di queste annate pare possa essere il vintage 2012 dal quale si attendono grandi risultati.
A queste dinamiche capaci di condizionare generalmente il mercato del vino si aggiungono i punteggi dei critici. L’ascesa verticale dello Champagne non ha seguito le consolidate regole di mercato e non bisogna dimenticare che la regione è ancora in una fase relativamente iniziale del suo sviluppo. Perciò non sempre punteggi alti dei critici corrispondono a grandi annate e viceversa, mentre le grandi annate corrispondono sempre a prezzi di rilascio più alti. Il Vintage 2008 ad esempio, è un segno distintivo rispetto alle altre annate blasonate perché, oltre ad avere i prezzi più alti d’uscita, è l’unica annata prodotta e rilasciata da tutte sei le Maison più affermate a livello globale.

Anche i grandi formati di Champagne hanno aumentato il loro prezzo medio del 63,6% da inizio anno. I più scambiati sono i Magnum Certo la produzione è minore ma la loro crescita non è direttamente proporzionale alla capacità delle bottiglie. La valutazione è molto più alta a parità di unità di misura.
Prendiamo ad esempio il Cristal 2008, sempre Lui! Il formato Matusalem (6 litri) ha attualmente un valore sul mercato di circa 11.457,00 euro mentre, una cassa con 12 bottiglie da 75cl (pari a 9 litri totali) viene scambiata a 3.429,3 euro. Nonostante questa valutazione economica, nessuno mai potrebbe commentare banalmente questi dati dicendo “si paga di più per bere meno” perchè Il fascino immenso dei grandi formati è come una magia irripetibile e chiunque ami lo Champagne, merita almeno una volta nella vita di esserne travolto.

 

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