L’Aumento del Dollaro americano e il crollo della Sterlina. Questo è il recente studio pubblicato da The Economist, il settimanale inglese che si occupa di politica e finanza, dove si evidenzia attraverso un’analisi attenta, lo scompiglio sul mercato globale, scaturito dall’attuale rapporto fra queste due valute, nonché l’alta volatilità delle azioni tradizionali. Questo parametro, che misura l’incertezza di rendimento, non è il solo indicatore di tendenza e non basta, a far etichettare uno strumento finanziario come “pericoloso”, ma insieme ad altri (VaR, fattore Beta, Max Draw Down)* è un indicatore numerico importante per inquadrare la sua tendenza al rischio attraverso la misurazione dell’ampiezza e della frequenza d‘escursione rispetto al suo valore medio, in un determinato arco temporale: generalmente un anno.
Ma a sapersi destreggiare quantificando i rischi in un mercato tutto da interpretare, ecco che un’alta volatilità di un titolo può essere un elemento da sfruttare per ricavarne buoni rendimenti: maggiore è la volatilità di alcuni titoli e maggiori sono le opportunità di guadagno. Per questo ci si deve rivolgere ad operatori qualificati nel settore economico, capaci di gestire i rischi e di individuare i margini per interventi speculativi che offrono interessanti opportunità di guadagno ai trender più esperti.
In questo quadro economico globale caratterizzato da notevoli turbolenze, il mercato dei fine wine si è dimostrato una zattera di salvataggio stabile e molto meno volatile degli asset finanziari. A fine Luglio il rendimento dell’indice Liv-ex Italy 100 annualizzato a 5 anni, è stato dell’8,1% e la sua volatilità pari al 4,9%: più bassa di quella della Borgogna (9%). Questi dati in equilibrio fra crescita potenziale e stabilità, senza tralasciare la liquidità sul mercato, possono essere interpretati come elemento difensivo nei confronti di regioni come Bordeaux che alla fine di Settembre conferma la sua elevata attività commerciale (55,4% degli scambi totali). Anche gli scambi del vino californiano aumentano ma la richiesta si concentra sull’ Opus One che contribuisce a far raggiungere alla regione il 7,7 % del totale delle transazioni.
* VaR: indicatore più specifico che analizza le potenziali perdite dell’investimento
Fattore Beta: quantifica la rischiosità misurata tramite un unico fattore di rischio (detto appunto fattore Beta) e confronta la volatilità di un titolo specifico evidenziandone la sintonia di movimento con il resto del mercato e con il benchmark di riferimento
Max Draw Down: calcola la perdita massima di valore (Rischio Ribasso) in un determinato arco temporale