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Quest’anno, i prezzi dei vini pregiati, sono stati in crescita. Tutti e sette i sottoindici di Liv-ex 1000 sono stati in rialzo dall’inizio dell’anno con la crescita più lenta che ha riguardato Bordeaux 500 (6,1%).

Da un lato i prezzi di alcuni vini hanno performato più che brillantemente e dall’altro il numero di vini totali scambiati è diminuito, perché gli acquirenti disposti a puntare su vini con prezzi vertiginosi sono diventati sempre meno.

Secondo i membri di Liv-Ex una buona parte di clienti ha acquistato meno ma meglio, facendo richieste più mirate e misurate. I mercanti di vino esperti hanno saputo fronteggiare i venti contrari sempre più forti ed anche nel 2022 hanno contribuito alla sua stabilità.

Tolto lo Champagne e la Borgogna, tutte le regioni nel 2022 hanno avuto un aumento di prezzo costante: noioso per chi ha la propensione all’azzardo, affidabile per chi ha pazienza e tempo per ottenere il massimo rendimento.

Rispetto agli asset finanziari, il Liv-Ex 100 e il Liv-Ex 1000, nonostante alcune piccole battute d’arresto, hanno continuato a sovraperformare le principali azioni e materie prime, tranne il petrolio che negli ultimi tre anni è rimasto sempre un pochino più avanti.

Il futuro per il mercato globale, non è dei migliori, ma rimangono molti aspetti positivi per il mercato del vino pregiato: essendo una risorsa in diminuzione che incoraggia la conservazione a lungo termine, il vino pregiato è un investimento a bassa volatilità e la sua relativa stabilità può essere un rifugio in una prospettiva di continuo aumento dell’inflazione ipotizzata anche per il prossimo anno.

Ma torniamo alle performance migliori del 2022…

All’interno del più ampio indice Liv-Ex 1000, nel 2022 Champagne e Borgogna hanno corso una gara tutta loro, con sorpassi avvincenti e recuperi di posizioni, ma sempre in lotta per il primo ed il secondo posto, facendo registrare incrementi del 28,5% per l’index Burgundy 150 e del 24,8 % per l’index Champagne 50.

In questa loro corsa frenetica, caratterizzata da record che hanno riguardato numero di scambi, valore di scambi ed aumento in verticale di prezzi, le altre regioni come l’Italia, Bordeaux, il Rodano e gli Usa sono state apparentemente, offuscate da queste performance mai viste prima. Dati alla mano hanno dimostrato, soprattutto l’Italia e la California, una crescita costante e prezzi più lineari, garantendo agli investitori meno audaci, performance conservative.

Dal 2020 il mercato del vino è cresciuto nella sua totalità sia in volume che in valore, quindi sebbene l’Italia e la California abbiano perso quote di mercato in favore della Borgogna e dello Champagne, il loro valore totale di scambi nel 2022 rimane superiore a quello del 2020.

Sino al terzo trimestre il mercato del vino era concentrato sulle due regioni più scambiate.

A Novembre però lo Champagne 50 ha registrato un inflessione del 2,5% (che già il mese di Ottobre aveva preannunciato) con un rapporto Offerta-Richiesta che si manteneva su 0,5 a Dicembre e che è sceso a 0,4 all’inizio di Dicembre.

A dire il vero, l’offerta aveva raggiunto prezzi vertiginosi ma nonostante questo, alcuni mercanti non vedevano comunque soddisfatte tutte le loro richieste di Champagne e vino di Borgogna.

Bisogna anche dire che sino ad Ottobre il mercato secondario per far fronte alla richiesta dell’utente finale nel periodo natalizio, aveva immagazzinato scorte di Champagne che poi ha rimesso in circolo da Novembre in poi.

In questo periodo i grandi mercanti hanno rinunciato all’acquisto dello Champagne proposto a prezzi così alti intuendo che il mercato secondario in questi ultimi due mesi dell’anno non sarebbe stato capace di assorbirlo: in coda al 2022 gli scambi di Champagne e di Borgogna sono diminuiti ma è innegabile che la partita si sia basata su un ottimo primo tempo!

I due pilastri dell’Index Liv-Ex 1000, in ogni caso, sono stati loro e le etichette (LWIN11) di Champagne scambiate nel 2022 sono aumentate sino a 667 (+13,5%) mentre quelle della Borgogna nel 2022 sono salite a 4.131 (+1,2%); da notare che solo un decennio fa il numero di singoli vini borgognoni (misurati in LWIN7) scambiati su Liv-Ex era solo di 166. È un cambiamento sismico!

C’è però una crescente sensazione che lo slancio eccessivo riportato soprattutto dallo Champagne nel 2022 possa attenuarsi e ritornare agli standard.

Nel quarto trimestre di quest’anno Bordeaux ritorna ad essere una proposta interessante per gli investitori i quali non hanno più lo sguardo abbagliato dalla luce emanata dalle vincitrici della nostra gara metaforica ma cercano di chiudere l’anno interpretando il comportamento del mercato alla soglia del 2023.

Ecco che Bordeaux viene considerata una risorsa. Certo i rendimenti non sono immediati ma Bordeaux ha sempre premiato chi ha voluto investire a medio-lungo termine per le annate fisiche ma anche chi ha voluto investire a breve termine acquistando en primeur.

È una regione che con regolarità continua ad offrire tutto quello di cui il mercato in questo momento ha bisogno: alta qualità, (che troviamo, certo! anche in Borgogna) ma soprattutto buoni volumi e prezzi accessibili che invece la Borgogna non ha più: il prezzo all’uscita dei suoi vini ha preso il volo e non si torna più indietro…fatta eccezione per la Borgona Bianca.

Un’altra evoluzione chiave nel mercato del vino è stata la richiesta di vini bianchi di Borgogna, che nel 2022 ha raggiunto il suo massimo storico di valore commerciale. Negli ultimi 3 anni l’indice Borgogna Bianco ha sovraperformato sia quello Rosso che l’indice Burgundy 150. I prezzi moderati all’uscita permettono interventi speculativi soddisfacenti.

CONCLUDENDO

Il mercato del vino pregiato è rimasto un faro di stabilità in questi tempi burrascosi.

Indubbiamente nel 2023 il mercato del vino sarà ancora più condizionato dall’aumento dei costi di produzione per i coltivatori, e questi aumenti avranno ovvie ripercussioni su tutti gli anelli della catena a partire dai negociants, i commercianti, i rivenditori, sino ai collezionisti e consumatori ma vi invito a tenere sempre presente che si tratta di un aumento di costi a livello globale che coinvolge tutti i settori. La guerra in Ucraina ha causato carenza di scorte dei materiali utilizzati per l’imbottigliamento del vino, ad esempio del vetro. Interrompendo le forniture è stato difficile reperire le bottiglie allo stesso prezzo, soprattutto nei grandi formati ed in particolare in quello magnum, rivelatosi nel2022 il formato speciale più richiesto sul mercato.

Vedremo quanto influirà nel ‘23 sui prezzi all’uscita dei vini.

Nonostante questo, il vino è ancora un investimento “alternativo” relativamente piccolo per la maggior parte degli investitori abituali ed è semplicemente una passione per molti altri.

Molti consumatori lo considerano un bene di lusso del quale si può fare a meno.

In qualunque modo la vediate, il nostro consiglio è quello di affidarsi ad esperti capaci di analizzare sia i vini che il loro andamento sul mercato; di valutare e ponderare gli acquisti non facendosi trascinare dal cuore ma dalla conoscenza e la professionalità costruita sullo studio e la ricerca di dati immagazzinati da almeno vent’anni per poter interpretare il mercato attuale ed anticipare quello futuro.

Buon Anno a tutti!

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