Vini dell’Etna: novità sotto il vulcano

da | Mag 12, 2025 | NEWS E APPROFONDIMENTI

Da molti anni ormai si parla di vini dell’Etna come stelle nascenti del panorama enologico mondiale. In realtà la scalata al successo non è mai stata completata. Molti vini sono ottimi, talvolta straordinari ma “viaggiano” sottotraccia. Hanno un ottimo seguito in Italia, sono piuttosto conosciuti all’estero, ma non hanno mai fatto il salto necessario che porta una zona ad essere nel mirino dei collezionisti e ad essere protagonisti nelle aste internazionali.

Ci sono stati molti investimenti dagli anni Novanta in poi. La qualità è altissima e costante. Quindi perché la vetta non è ancora stata raggiunta?
Proviamo ad analizzare cosa è avvenuto sui versanti dell’Etna negli ultimi trentacinque anni. Credo sia ormai lampante che la prima vera spinta verso l’eccellenza e il riconoscimento internazionale sia da imputare ad un grande personaggio del vino italo-americano: Marc de Grazia.

Nato da madre italiana e padre americano, il giovane Marc con in tasca una laurea in letteratura comparata della prestigiosa Berkeley University della California, durante un soggiorno in Toscana in visita ad un amico produttore di vino, se ne innamora e comincia ad importare vino italiano negli Stati Uniti. Fonda la Marc de Grazia Selection ed in breve tempo diventa uno dei più importanti commercianti di vino in America e consulente per diverse aziende vinicole.

Grazie a lui, nelle Langhe nasce il movimento dei “Barolo Boys” destinato a cambiare per sempre la percezione del vino Piemontese in tutto il mondo. Molti furono i suoi “nemici” tra i produttori più tradizionalisti delle Langhe ma è innegabile, con il senno del poi, che il movimento portò una ventata di modernità in una delle zone più tradizionaliste del panorama vinicolo italiano. Produttori come Roberto Voerzio, La Spinetta, Chiara Boschis ed Elio Altare, solo per citarne alcuni, cavalcarono l’ondata di rinnovamento e introdussero le nuove tecnologie, barrique compresa, nella produzione del Barolo. Molti di loro negli anni a seguire abbandonarono alcune pratiche estreme ma ormai, il dado era tratto.

Alla fine degli anni Novanta decide di cominciare a produrre vino in prima persona e con estrema lungimiranza decide di farlo nel versante nord dell’Etna, a Randazzo in provincia di Catania. Decide di applicare metodologie di produzione tipiche della Borgogna. Studia attentamente tutti i terreni, vinifica tutti i Cru separatamente e crea, nel giro di pochi anni, vini strepitosi. Ricordo con grande gioia la prima volta che assaggiai il suo vino rosso “Vigna don Peppino Prephylloxera” da antiche vigne a piede franco. Fu una vera rivelazione. Mai avrei immaginato che un vino siciliano potesse avere tanta leggerezza, freschezza e intensità gustativa.

Dopo di lui, tutti i bravi produttori capirono che la via da seguire era tracciata. Puntare esclusivamente sui vitigni autoctoni rossi Nerello Cappuccio e nerello Mascalese e tra i bianchi il Catarratto e Carricante. Le vigne grazie ad un terreno lavico possono crescere a quote impensabili altrove e con esposizione Nord. Troviamo ora vigne piantate ben al di sopra dei mille metri sul livello del mare. La qualità dei vini dell’Etna è in costante ascesa ma, nonostante ciò, ancora non sono entrati nell’Elite del vino. Negli ultimi anni ci sono stati ingenti investimenti di aziende storiche siciliane nell’areale dell’Etna e possiamo citare Tasca d’Almerita, Planeta e Firriato tra i più celebri ma nonostante tutto questo impegno il mercato è ancora titubante. Poi arrivarono anche investimenti di produttori di vino Piemontesi come, ad esempio, Giovanni Rosso e Gaja (in partnership con la cantina etnea Graci) ma la qualità dei loro vini non è paragonabile a quella di Marc de Grazia e della sua Tenuta delle Terre Nere.

È notizia di pochi giorni fa la vendita del 40% di Tenuta delle Terre Nere al gruppo Frescobaldi, già proprietaria di Masseto, Ornellaia e altre iconiche aziende italiane ed estere. Credo che questa partecipazione della famiglia Frescobaldi porterà ad un rinascimento di tutta la denominazione e potrà forse dare il definitivo slancio ad una zona che più di altre lo merita.

Nell’ultimo report per la rivista robertparker.com, Monica Larner, corrispondente per l’Italia e grande conoscitrice del nostro Paese, ha dato punteggi incredibilmente alti a molti vini dell’Etna e soprattutto a quelli di Marc de Grazia e Benanti. Forse, il momento tanto atteso è arrivato e noi non ci faremo di certo trovare impreparati.

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