
La storia di Louis Roederer e dell’ormai mitico Cristal è già stata raccontata molte volte (trovate un nostro articolo sul nostro sito web). Quello che invece è passato un po’ sottotraccia è l’evoluzione, anzi, direi la rivoluzione che questa Maison ha fatto negli ultimi venticinque anni.
Il nuovo percorso è cominciato nel 1999 quando Jean Babtiste Lecaillon, già attivo in azienda dal 1994, viene nominato nuovo Chef de Cave. Il suo curriculum era già impressionante, basti dire che è una delle uniche due persone al mondo che ha conseguito le lauree in enologia e viticoltura con pieni voti alla famosissima università di Montpellier.
Appena insediato mette in atto una vera e propria trasformazione, potendo contare sul completo appoggio della famiglia Rouzad proprietaria della maison da generazioni.
Dal 2000 vieta l’utilizzo dei pesticidi e di tutti i prodotti di sintesi su tutti e 242 ettari di proprietà e comincia l’iter per la certificazione Biologica. Nel 2006 esce il primo Champagne certificato BIO.
Fa costruire 28 botti tronco-coniche da 95 ettolitri l’una che verranno utilizzate dal 2000 in poi per la prima fermentazione delle uve dedicate a Cristal e Cristal Rosè. Prima di quella data, il vino veniva fatto fermentare completamente in Barrique. La fermentazione malolattica viene interpretata con grande sensibilità e senza dogmi. Si fa svolgere solo in piccola parte e solo se necessario, come ad esempio nel 2008. Il dosaggio di Cristal cala di anno in anno ma rimane e non sarà mai abbandonato perché a detta di Lecaillon, è uno degli artefici della incredibile longevità di Cristal.
Prolunga fino a 8/9 anni la permanenza sui lieviti dei due Cristal e comincia il programma Vinotheque che consiste nell’affinamento prolungato sui lieviti solo di alcune annate di Cristal. Questo affinamento prolungato viene fatto però in modo alternativo. Una volta deciso il numero di bottiglie di Cristal da dedicare a questa pratica, le bottiglie vengono prima messe “sur Lattes” ovvero in catasta e coricate e poi messe “sur Point” ovvero in verticale con il tappo di sughero verso il basso. In questo modo si ottengono due importanti risultati: si minimizza l’effetto dell’ossidazione perché il vino a contatto con il tappo impedisce all’ossigeno di entrare e si riduce drasticamente il contatto tra le fecce ed il vino, prolungando così il tempo necessario per uno scambio tra i componenti.
Dal 2007 Cristal Rosè è prodotto con sole uve certificate BIO e dal 2012 la stessa sorte tocca a Cristal. La prima grande Maison a produrre cuvèe de prestige con uva coltivate seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica.
In vigna, Lecaillon decide di perseguire una strada difficile ma, secondo lui, necessaria. Taglia tutte le parti di apparati radicali superficiali, obbligando così le radici ad andare in profondità dove troveranno nutrimento e acqua. Questa pratica resa possibile da una agricoltura naturale aumenta vertiginosamente la qualità ma riduce la produzione di quasi in 30%.
Non ancora soddisfatto, da inizio alla più grande selezione massale delle viti mai introdotta in Champagne. Prolunga la permanenza sui lieviti di tutte le cuvèe e con una mossa molto coraggiosa, chiude la produzione dello champagne più venduto della maison ovvero il Brut Premier. Prende il suo posto la Cuvèe Collection seguita nel nome da un numero (ora in commercio la 245) che indica il numero di vendemmie fatte dalla maison. Ancora una volta stravolge tutto. La Collection sarà prodotta con uve base dell’annata ultima (nel caso della 245 annata 2020) e poi una grande parte di vini di riserva provenienti da una riserva perpetua conservata in vasche di acciaio termo regolate.
Il risultato è, a mio avviso, la miglior cuvèe “base” prodotta ora in Champagne.
La rivoluzione di Roederer è stata contagiosa e molte altre grandi maison hanno avviato programmi di conversione BIO delle vigne. Quest’anno, il gruppo Moet terminerà la conversione BIO di tutte le sue vigne. Bollinger ha ottenuto la certificazione B-CORP e molte altre stanno seguendo questi esempi virtuosi. Tutte queste pratiche bio in vigna e studi approfonditi sui cloni, ha portato grandi migliorie. Basti pensare a questo dato: un grappolo d’uva negli anni Ottanta pesava 85 grammi circa e alla fine degli anni Novanta, pesava circa il doppio. Questo per colpa dell’utilizzo di cloni dedicati alle grandi quantità a scapito della qualità. Dalla metà degli anni duemila, la tendenza è cambiata e i risultati sono evidenti nel bicchiere.
Louis Roederer in numeri:
- 242 ettari di proprietà (tutti BIO) di cui 84 ettari in Cote de Blancs, 69 ettari nella Montagna di Reims e 68 ettari nella Valle della Marna.
- Neel 2006 primo champagne BIO
- 2007 primo Cristal Rosè BIO
- 2012 primo Cristal BIO
- 1999 abbandono delle barrique nella prima fermentazione
- 1993 primo Cristal Vinotheque
- 4 Lieux-dit usati per produrre Cristal Rosè
- 45 parcelle per produrre Cristal