Investire nel vino pregiato solleva più di un sopracciglio.
Per alcuni, è prima di tutto una bevanda e non uno strumento finanziario; per altri, un hobby, non certo una vera asset class. Il mondo del vino è restio a vederlo come investimento, mentre quello della finanza lo considera più una curiosità che un’opportunità concreta. Eppure, è proprio all’incrocio tra discipline diverse che spesso nascono le idee migliori, quando le certezze consolidate vengono messe in discussione e si aprono nuove prospettive. Il vino pregiato è da secoli una riserva di valore, scambiato in silenzio da chi ne conosceva il potenziale, ma solo di recente il suo mercato si è strutturato.
Qui analizziamo cosa lo rende un investimento unico, quali fattori ne determinano il valore e come può entrare in un portafoglio moderno.
Il vino pregiato, come molte materie prime, non è adatto ai deboli di cuore.
Osservando il grafico del Liv-ex 1000, si potrebbe pensare che la sua traiettoria relativamente stabile indichi un asset poco volatile e con un andamento lineare nel tempo. Tuttavia, questa apparente stabilità è ingannevole: l’indice viene aggiornato solo una volta al mese, nascondendo la reale volatilità di un mercato in cui ogni transazione avviene su base individuale.
Volatilità e liquidità sono strettamente legate e, nel caso del vino da investimento, entrambe sono più imprevedibili di quanto suggeriscano i dati aggregati. Il mercato del vino è per sua natura illiquido: le bottiglie non sono fungibili tra loro, poiché ogni annata, produttore e condizione di conservazione ne influenza il valore. A differenza dei titoli azionari, i costi di transazione sono elevati e i bid:ask spread più ampi, rendendo complessa l’uscita dalle posizioni. La liquidità è ciclica: abbondante nei periodi di euforia, si prosciuga rapidamente nelle fasi di ribasso. Storicamente, quando le banche centrali restringono la politica monetaria, aumentando il costo del denaro e riducendo la liquidità nel sistema, i prezzi del vino tendono a correggersi, e viceversa. Per gli investitori di lungo termine, questo può tradursi in un premio per l’illiquidità, ma il vino pregiato resta inadatto agli speculatori di breve termine, che rischiano di rimanere bloccati nelle posizioni.
Un altro equivoco diffuso, probabilmente alimentato dall’idea che il vino sia una commodity, è che rappresenti una copertura efficace contro l’inflazione, che sia un’inflation hedge. Non lo è. Un asset si qualifica come inflation hedge quando il suo valore cresce proporzionalmente all’aumento dei prezzi al consumo, preservando il potere d’acquisto del capitale investito. Il vino, al contrario, performa meglio in condizioni monetarie stabili e ha una correlazione storicamente debole con l’inflazione rispetto a beni come l’oro o le materie prime industriali.
Tuttavia, il vino condivide con l’oro alcune caratteristiche: è un asset privo di cash flows, dividendi o cedole, ed è soggetto a cicli di mercato.
È inoltre un bene fisico, deperibile e costoso da conservare. Londra è diventata una hub per il commercio di vino pregiato grazie ai suoi magazzini fiscali (bonded warehouses), che garantiscono lo stoccaggio ottimale ed un regime fiscale efficiente fino alla rivendita. Tuttavia, la Brexit ha complicato lo status quo, aprendo spazi per altri centri, come Hong Kong, o Bruxelles che hanno sviluppato reti efficienti di magazzini fiscali. Un aspetto chiave è che, una volta rimosso dai magazzini fiscali e trasferito al di fuori del circuito professionale, ad esempio in una cantina privata, il vino perde il suo status di asset investibile, a meno che non abbia una provenienza verificata—come una proprietà celebre o una rarità certificata, che potrebbe renderlo appetibile nelle aste. Inoltre, poiché il valore dell’asset risiede nella sua integrità fisica, la sicurezza del trasporto e l’assicurazione adeguata sono elementi essenziali per proteggere il capitale investito.
Come per altre materie prime, il mercato del vino è influenzato da fattori politici e regolamentari. Dazi, imposte sulle importazioni e cambiamenti normativi incidono sulla produzione, sul commercio e sulla domanda globale, mentre le dinamiche geopolitiche possono alterare l’accessibilità ai mercati e i costi d’investimento. Un esempio attuale è la minaccia di nuovi dazi sulle importazioni di vino nell’ambito delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa, un fattore di rischio che potrebbe ridurre la domanda in un mercato chiave.
Se il vino non è liquido, privo di rischio, né un’inflation hedge… perché investire?
Prima di tutto, il vino è una bevanda.
Eppure, al di là della sua dimensione culturale, della sua valenza simbolica e persino del suo potenziale fiscale (essendo un asset con complessa tracciabilità e quindi difficile da tassare), il vino pregiato possiede una qualità unica che giustifica il suo status di asset da investimento: il potenziale di invecchiamento.
I vini entrano sul mercato prima di raggiungere la loro piena maturità. Questo crea un differenziale temporale tra rilascio e consumo ottimale, che costituisce sia un costo che un’opportunità. A differenza della maggior parte dei beni di consumo, il vino migliora con il tempo, e questa trasformazione lo rende un asset apprezzabile. Inoltre, il consumo progressivo di bottiglie riduce l’offerta disponibile, generando un effetto scarsità che tende a sostenere i prezzi nel tempo.
Tuttavia, conservare e assicurare il vino ha un costo, generalmente intorno al 2% annuo. A questo si aggiunge il “costo del denaro”, ovvero il tasso d’interesse che una banca applica per un finanziamento. Con tassi bassi, questo costo si aggira attorno al 3% annuo, mentre in un contesto di tassi elevati può salire fino al 7-10% o più, a seconda delle condizioni macroeconomiche.
Ad esempio, se un vino dell’Annata 2021 viene rilasciato a €50, entro l’Annata 2022 il suo valore dovrà essere aumentato almeno del 10% per coprire i costi di stoccaggio e finanziamento. Più alti sono i tassi d’interesse, più conveniente apparirà in retrospettiva l’Annata 2021, e più cara sembrerà la nuova annata al momento del rilascio. Questo effetto ha un impatto sia sulle decisioni d’investimento che sui comportamenti di consumo, rendendo le annate più vecchie più attraenti nei periodi di elevati costi di finanziamento.
Diversificazione e strategie di portafoglio
Diversi studi dimostrano che il vino pregiato offre un livello di diversificazione in un portafoglio patrimoniale, mostrando una correlazione da bassa a negativa con azioni e obbligazioni.
Inoltre, all’interno dello stesso portafoglio di fine wine, la diversificazione è cruciale: distribuire gli investimenti tra diversi produttori riduce la dipendenza da singole etichette. Una combinazione di vini “blue-chip” come Château Lafite e produttori emergenti bilancia stabilità e potenziale di crescita. Investire in più regioni—Bordeaux, Borgogna, Champagne, Barolo—aiuta a mitigare le fluttuazioni del mercato. Anche la selezione dell’annata è determinante: le grandi annate garantiscono i migliori rendimenti a lungo termine, come discusso nell’articolo “L’equazione delle annate”.
Alcuni studi suggeriscono persino che gli investitori in vino pregiato possano anticipare i movimenti dei mercati azionari, modulando le allocazioni in base alle condizioni finanziarie generali.
Quanto vale una bottiglia di vino?
Come l’oro, il vino non genera flussi di cassa o rendimenti e segue cicli di mercato, rendendone complessa la valutazione. Un metodo è basarsi sul costo di produzione, che include, tra gli altri costi, manodopera, materie prime, energia e tasse, creando una sorta di prezzo minimo. Tuttavia, il vero valore di un vino dipende da fattori intangibili: punteggi della critica, reputazione del produttore, qualità dell’annata e scarsità. Per questo, il metodo comparativo, simile a quello utilizzato per il real estate, è spesso impiegato.
Ma alla fine, quanto vale una bottiglia di vino?
Semplicemente, quanto qualcuno è disposto a pagarla.
Articolo scritto da Sara Danese, CFA, unisce la sua esperienza finanziaria alla passione per il vino nel suo Substack In the Mood for Wine (https://www.inthemoodforwine.com/).