L’annata 2021 in Borgogna è stata molto difficile. Le gelate di aprile hanno distrutto una parte considerevole del raccolto, soprattutto in cote de Beaune, con le viti di Chardonnay che hanno registrato perdite anche del 70/80%. Più a nord le cose sono andate meglio ma comunque la contrazione della produzione è stata considerevole.
Tenendo conto dell’enorme escalation dei prezzi dei vini di Borgogna dal 2019 in poi, ci potremmo trovare di fronte ad una tempesta perfetta: piccolissima produzione, allocazioni minuscole e ulteriore aumento dei prezzi per supplire alla misera produzione.
Un influente master of Wine Britannico ha di recente dichiarato che vendere Grand Cru di Borgogna 2021, sarà come riuscire ad andare in alta quota senza ossigeno; l’aria risulterà rarefatta e sottile e solo pochi e allenati scalatori riusciranno a portare a termine l’impresa.
L’incognita sarà capire fin dove i collezionisti e i professionisti vorranno spingersi pur di accaparrarsi il santo Graal del vino. Si potrebbe correre il rischio di uno stallo dei vini borgognoni sul mercato. A confutare questa ipotesi, c’è anche la crescita esponenziale dei prezzi dei vini minori, che in termini percentuali sono cresciuti di prezzo più dei Grands Crus.
Quindi trovare il giusto equilibrio fra il valore intrinseco del vino, il valore d’acquisto ed il prezzo di vendita, senza trascurare la sua liquidità, per i vini di Borgogna è diventato molto difficile.
Un’alternativa potrebbe essere quella di dirigersi verso quelle denominazioni che stanno avendo benefici dal surriscaldamento globale e da una sferzata di novità portata dalle nuove generazioni come ad esempio Fixin, Marsannay, Pernand Vergelesses, Rully e Saint Aubin. Certo non sono Grands Crus, ma avrete comunque grandi soddisfazioni sotto molti aspetti.
Wine Wins Invest, ha recentemente condotto uno studio comparativo sui prezzi di Borgogna e Bordeaux. Con l’aiuto prezioso dei dati di Liv-Ex, ha fatto emergere un risultato (benchè immaginabile) di dimensioni ben più grandi di quanto previsto.
Nel momento in cui scriviamo, con circa 160.000,00 € potremmo acquistare una cassa di Domaine de la Romanèe Conti. Ma con la stessa cifra potremmo valutare di acquistare 16 casse di Mouton Rothschild oppure di Haut Brion; magari per essere campanilisti, più di 30 casse di un Super Tuscan.
Solo 4 anni fa, nel 2019, il prezzo della cassa di DRC ci avrebbe permesso di acquistare 6 casse in meno di Mouton Rothschild.
Questi dati vogliono sorprendere, non mettendo a confronto vini che per loro natura sappiamo benissimo non essere paragonabili, ma valutando il breve arco temporale nel quale questo fenomeno è esploso.
Allo stesso modo, molti famosi Negociants, ci offrono, con una cifra che va da 1100,00 a 1650,00 euro, una cassa di Bourgogne Villages (penultima denominazione in Borgogna). Per lo stesso prezzo noi potremmo acquistare una cassa di un “super second” di Bordeaux come ad esempio Chateau Leoville las Cases o La Mission Haut Brion.
Una cassa di vino di Borgogna di una denominazione minore, costa come una cassa di“super second” di Bordeaux in annate già pronte per essere bevute come ad esempio la 2011 o 2013. Con la stessa cifra, se decidessimo di comprare vino per berlo più avanti negli anni, potremmo acquistare Chateau Montrose 2019 (100 centesimi di Lisa Perotti Brown) spendendo circa 200 euro a bottiglia.
Noi di Wine Wins Invest crediamo fermamente che la Borgogna sia una regione importante e soprattutto insostituibile per la perfezione che qui ha raggiunto il Pinot Noir e lo Chardonnay, ma siamo anche convinti che la scelta dei produttori e delle zone sia fondamentale per gli investitori ed anche per i consumatori.
Qualcosa in questa regione sta cambiando. Le nuove generazioni di produttori, incoraggiati dai notevoli risultati ottenuti nelle ultime vendemmie, stanno ridisegnando la mappa delle denominazioni da mettere “nel mirino” e vedremo brillare molte nuove stelle.