La testa sotto la sabbia

da | Ott 29, 2024 | NEWS E APPROFONDIMENTI | 0 commenti

Molto spesso, la sera, mentre esco in giardino per chiudere gli scuri, vedo un riccio che passeggia. Appena lui mi vede, impaurito, cerca di nascondersi in maniera piuttosto goffa. Mette la testa nell’angolo e rimane immobile, sperando così che io non lo veda. Ovviamente rimane perfettamente visibile anche ad uno sguardo distratto, ma siccome non gli succede mai nulla, temo che lui pensi di aver trovato un nascondiglio perfetto. Prima o poi dovrò farglielo notare.

Succede esattamente la stessa cosa nel mercato “grigio” del vino. Tutti sanno tutto e nessuno o quasi, dice nulla. Mi spiego meglio, le truffe e le contraffazioni stanno aumentando in maniera esponenziale, sempre più spesso vengono ritirati lotti nelle aste più importanti del mondo, perché di dubbia provenienza, vengono sequestrati container di vini, soprattutto in Asia (ma non solo) e queste notizie occupano uno spazio minuscolo anche nella stampa di settore. Praticamente, si mette in atto la tecnica del riccio. Si rimane fermi, immobili, sperando che il pericolo passi. La cosa bizzarra è che nel mercato dei vini falsi, la tecnica del riccio viene usata da entrambe le parti: Falsario e acquirente, passando per le case d’asta e commercianti senza scrupoli.

Ma partiamo dall’inizio. Ci sono due modi per creare un vino falso: usare bottiglie, etichette e capsule autentiche e riempirle con vini dozzinali o creare tutto “Fake”, vino compreso ovviamente.

Nel caso non lo sappiate, il più grosso marketplace al mondo, eBay, è inondato di bottiglie di grandi vini di Bordeaux, Borgogna e Italia vuote. Vengono vendute anche a centinaia di euro, spesso corredate da tappo e capsula. Ma come è possibile che questo accada, chi compra queste bottiglie e chi le vende?

La vendita è legale, potrebbe essere un souvenir, con le bottiglie vuote ci potremmo fare delle deliziose lampade o metterle in bella mostra in casa, facendo così crepare di invidia i nostri ospiti.

Purtroppo, non è per questo che si vendono. Sono ricercatissime perché in questo modo il lavoro del falsario diventa semplicissimo. Ha tutto l’involucro originale e dovrà solo acquistare un vino mediocre da versare all’interno della bottiglia. Se il tappo è stato tolto con il cavatappi lamellare e non quello a vite, i segni sul tappo saranno piccolissimi, con un po’ di maestria si può anche togliere la capsula senza romperla. Ecco pronta una bella bottiglia di La Tache di Romenè Conti, del valore commerciale di almeno 5 mila euro avendo speso solo qualche centinaio di euro. Nulla di più facile.

Fate una breve ricerca su eBay, digitando nella barra di ricerca “Collectable Wine Empty Bottles” e verrete reindirizzati nel museo degli orrori. Si trova di tutto comprese centinaia di etichette e tappi per ogni formato e annata dei più blasonati vini del mondo.

La tecnica del riccio, fa comodo a tutti. Gli acquirenti dei vini falsi, si guardano bene dal dire che sono stati raggirati, pena la perdita di autorevolezza nel caso si sia un collezionista famoso, e se non si è famosi, la figura del “pirla” comunque rimane.

Le case d’asta sono da sempre il più grande veicolo per i vini falsi. Basti citare il caso Rudy Kurniawan, astuto falsario di origine indonesiana che, dai primi anni duemila sino al 2012, anno del suo arresto, ha venduto tramite diverse case di aste, la più famosa Acker Merral & Condit, almeno duecento milioni di dollari di vino, in gran parte falso. Quando gli agenti federali fecero irruzione nella sua casa di San Francisco, trovarono un arsenale: migliaia di etichette già pronte all’uso, bottiglie vuote di ogni genere, migliaia di tappi e tutto il necessario per falsificare ogni sorta di vino. Gli affari gli andarono benissimo per più di un decennio. Insieme ai vini falsi, gli sequestrarono una Lamborghini, la villa del valore di otto milioni di dollari e abiti di Hermes e Armani. Scoprirono poi che era entrato illegalmente nel Paese e vi era rimasto indisturbato per 12 anni, aprendo conti correnti, accendendo mutui milionari e facendo “la bella vita” con l’aristocrazia californiana.

Kurniawan, potè agire indisturbato solo grazie alla connivenza delle più prestigiose case d’asta americane e inglesi. Con le prime due aste di vini provenienti dalla “collezione Kurniawan”, Acker Merral & Condit incassò circa cinquanta milioni di euro. Alla metà degli anni duemila, arrivarono sul mercato americano più Romanèe Contì del 1945 di quanto ne avessero prodotto, ma nessuno alzò il dito per fare domande. Nella migliore delle ipotesi, i commercianti onesti, rinunciarono a prestarsi al gioco, ma non denunciarono i fatti, per non danneggiare l’immagine di un business che in quegli anni era fiorente. Dobbiamo pensare che le aste di alcolici, vennero rese legali nel 1996 negli Stati Uniti. Quindi perché guastare la festa, perché far terminare le danze!!

Nel 2008, la solita casa d’aste, organizzò la messa all’incanto di diversi lotti provenienti dalla collezione Kurniawan e la notizia di questa magnifica asta arrivò anche in Borgogna, nell’ufficio di Laurent Ponsot, enologo e proprietario dell’omonimo Domaine. Uno dei suoi vini più celebri, il Grand Cru Clos Saint Denis del 1945 e del 1971 erano i protagonisti di uno dei lotti proposti.

Ponsot dovette pensare ad uno scherzo di qualche suo collega perché il suo vino più famoso, appunto il Clos Saint Denis, entrò in produzione solo nel 1982. Quindi, contattò subito la casa d’asta e segnalò il problema. Nonostante tutto, i lotti in questione non furono ritirati e quindi Ponsot, senza avvisare nessuno, si presentò alla sede di Acker Merral & Condit il giorno previsto per l’asta. Chiese di poter incontrare il famoso collezionista Kurniawan e con estremo garbo, gli chiese dove avesse reperito bottiglie così rare, talmente rare da non essere mai state prodotte. Il “buon Rudy” disse di non ricordare dove avesse acquistato le bottiglie, accampando come scusa il fatto che acquistava vino in grandi quantità. Solo a questo punto, la casa d’aste decise di ritirare i lotti evidentemente falsi ma l’asta andò comunque avanti senza altri imprevisti.

Ponsot, da quel giorno del 2008 intraprese una lotta senza confini alle contraffazioni. A sue spese fece indagini minuziose che, in collaborazione con l’FBI, portarono all’arresto di Kurniawan nel marzo del 2012.

La storia che vi ho appena raccontato è solo la più celebre ma purtroppo non l’unica. Nel 2014 Antique Wine & Co, mise all’asta una serie di vini falsi che vennero acquistati da Julian LeCraw. Una volta accortosi che molti dei vini acquistati erano contraffatti, intentò una causa milionaria e vinse.

Bill Koch, magnate americano e grande collezionista di vini, dopo le notizie dell’arresto di Kurniawan fece analizzare tutta la sua collezione e risultarono più di 250 bottiglie false. Tutte le bottiglie false erano state acquistate dalla stessa casa d’aste. Ovviamente intentò due cause legali, una verso Kurniawan e l’altra contro Acker Merral & Condit. Vinse solo quella contro il falsario ma dubito che sia riuscito ad avere un risarcimento.

In tutte queste storie c’è un solo comune denominatore: l’avidità.

Avidità del falsario, quella delle case d’asta e non ultima quella dei clienti che, per il solo desiderio di avere una collezione sempre più ampia e unica, acquistano vini evidentemente falsi.

La metà dei vini contraffatti, si potrebbe identificare se solo si facessero un po’ di ricerche. Non sto parlando di studi complessi, una ricerca su Google basterebbe.

Ad una recente asta, hanno provato a vendere un lotto di Eglisè Clinet del 1947, peccato che sino al 1957 lo Chateau etichettava il suo unico vino con il nome Clos l’Eglise.

In un magnum proposta all’incanto di DRC del valore di decine di migliaia di euro, il nome “Monopole” che appare sulla piccola etichetta apposta sul collo della bottiglia, era scritto in modo completamente diverso dal solito, bastava guardare una foto di altre bottiglie della stessa azienda per accorgersene.

L’anno scorso, un’asta tenutasi ad Hong Kong, dovette ritirare un lotto di bottiglie di DRC dopo le rimostranze di alcuni presenti. Le bottiglie presentavano così tanti difetti da sembrare quasi uno scherzo. Erano presenti accenti sbagliati, caratteri di scrittura diversi e capsule più corte.

Dopo tutte questi esempi, potremmo riassumere il concetto con questa breve affermazione: “se è troppo bello per essere vero, probabilmente è un imbroglio” (Max Weber)

Bottiglie vuote con tappi in vendita su eBay:

Bottiglie vuote con tappi in vendita su eBay

Etichette e tappi in vendita su ebay: