Il falso è servito

da | Ago 19, 2024 | NEWS E APPROFONDIMENTI

Storia di uno delle più grandi truffe del vino

 

“Io ho portato una bottiglia di Meursault premier cru Perrieres di Coche-Dury”

Un noto uomo d’affari Taiwanese si presentò così ad una cena svoltasi in un lussuoso ristorante dell’isola in cui, ognuno dei commensali, doveva portare un vino importante della sua collezione per accompagnare il menù, appositamente studiato dallo chef.

Fin qui, tutto regolare, una platea composta da ricchi imprenditori accomunati dall’amore per i grandi vini francesi, una cena come tante in cui mettere in mostra e condividere le “perle più rare” delle rispettive collezioni e, perché no, chiudere importanti affari.

Ma qualcosa stava per succedere e nulla sarebbe stato come prima nel mondo del collezionismo asiatico e mondiale. Il sommelier aprì la bottiglia di Coche-Dury e la servì agli ospiti. Tra i commensali c’era l’importatore del suddetto Domaine, probabilmente il più importante produttore di bianchi di Borgogna. Appena il vino fu servito nel suo bicchiere l’importatore lo avvicinò al naso e, visibilmente contrariato, chiese di poter vedere la bottiglia da vicino. L’ignaro sommelier la avvicinò all’importatore che, dopo una breve verifica e un veloce assaggio del vino, sentenziò che il Meursault appena servito era un evidente falso. Nella stanza piombò il silenzio, si sentiva solo il fluttuare del vino nei calici degli ospiti increduli. La bottiglia fu messa da parte e la serata proseguì come da programma tra l’imbarazzo dell’imprenditore che aveva portato la bottiglia e il timore degli altri commensali di veder anche i loro vini smascherati dagli astanti.

L’indomani, l’imprenditore incappato nell’acquisto del vino falso, contattò immediatamente l’azienda che gli aveva venduto il pregiato vino. L’azienda, messa alle strette, fece il nome di Wood Chen in qualità di fornitore della bottiglia inquisita. A molte persone il nome di Wood Chen non dirà molto ma l’ex presidente del colosso tecnologico Yageo Corporation, a parte essere una delle persone più ricche di Taiwan, è anche uno dei più importanti collezionisti del mondo.

Pochi mesi fa, la nota casa d’aste Sotheby’s ha messo all’incanto la più importante collezione di vini francesi provenienti da una collezione privata, raccogliendo ben 50 milioni di dollari. Il collezionista che ha fornito la totalità dei vini è Pierre Chen, fratello di Wood Chen. È d’obbligo chiarire che Pierre Chen non è implicato a nessun titolo in questa inchiesta ma è lecito pensare che gli acquirenti dei vini dell’asta, stiano tremando e probabilmente si affretteranno a fare certificare i vini appena acquistati.

Dopo lo scandalo della bottiglia di Coche-Dury, tutti gli acquirenti di vini dalle due aziende inquisite, si sono affrettati a far verificare l’autenticità delle loro bottiglie e solo in questo momento le proporzioni della truffa è stata resa pubblica. Si parla di circa trenta milioni di dollari americani ma la cifra sarà sicuramente più alta se pensiamo al fatto che molti collezionisti non avranno voluto rendere pubblico il loro coinvolgimento per non perdere di credibilità a livello internazionale.

Durante l’inchiesta sui falsi vini di Taiwan, sono emersi dati inquietanti che ci devono far riflettere sulle metodologie di acquisto e sulle certificazioni di cui il vino deve essere in possesso per essere considerato “originale” oltre ogni ragionevole dubbio.

La cosa più sorprendente però è stata scoprire che i facoltosi acquirenti non avevano nessuna competenza in materia. Il caso più eclatante è infatti un acquisto, da parte di un unico collezionista, di uno stock di 400 bottiglie di Chambertin Grand Cru di Domaine Dujac dell’annata 2006. Se pensiamo che di questo rarissimo vino se ne producono sole 400/500 bottiglie per annata, è evidente che la totalità della produzione non potesse essere messa a disposizione del mercato asiatico.

Di tutta questa imbarazzante vicenda ne esce molto ridimensionata la figura di Wood Chen come collezionista (le implicazioni legali saranno valutate dalle autorità competenti) ma soprattutto rimarrà la consapevolezza che i grandi vini debbano essere acquistati da fonti ufficiali e autorevoli ma che anche l’acquirente debba fare la sua parte, informandosi, rendendo in questo modo più complesso l’operato dei truffatori.